DANIELA TAGLIAFICO, giornalista e scrittrice, autrice del libro “Re Giorgio, dietro le quinte di una Presidenza” Ed.Rai Libri, sabato 26 agosto alle ore 18,30 presenterà il suo libro insieme alla vice Direttrice del TG1 COSTANZA CRESCIMBENI e a ELIO BERARDUCCI, già Consigliere dell’ex Presidente della Repubblica.
Il libro: La storia di uno dei Presidenti più discussi e amati nella storia della Repubblica Italiana. Il New York Times lo soprannominò KING GEORGE, aprendo un dibattito che dura ancora oggi: se cioè Giorgio Napolitano abbia introdotto in Italia una Repubblica semipresidenziale, favorito anche dalla permanente debolezza delle coalizioni di governo. Le sue parole d’ordine sono sempre state: Costituzione, invito a superare la rissa permanete tra i poli, dialogo. Nel dirlo è stato pacato all’inizio, determinato e duro alla fine, come quando, in occasione della rielezione alla Presidenza, ha lanciato un aspro “j’accuse” a tutti i i partiti. Daniela Tagliafico, storica Direttrice di Rai Quirinale, racconta il suo profilo politico, istituzionale e umano, tra inflessibilità e commozioni, severità e ironie, rigidità e qualche abbandono. Delineando, nel racconto delle sue passioni, cinema, teatro, musica, poesia, una personalità diversa e inaspettata.
La prefazione:
“FU IL PRESIDENTE DELLA RAI Petruccioli a propormi l’incarico e così, appena nominata responsabile di Rai Quirinale, venni presentata a Giorgio Napolitano. Una mattinata indimenticabile. Il famoso salottino del Quirinale, immortalato in tutte le immagini ufficiali. E il fotografo che scatta la foto anche a me. Io arrivo con un’ansia pazzesca. Nessuno mi ha spiegato le regole del cerimoniale. Ad esempio: all’entrata passo prima io che sono una donna o lui che è il presidente? Dove mi siedo? Cosa dico? Naturalmente è tutto più semplice. Il presidente mi accoglie sulla porta del suo studio insieme al consigliere per la stampa Pasquale Cascella e al mio predecessore a Rai Quirinale, Giovanni Garofalo, e un funzionario ci indica i posti a sedere. Tutto liscio. Fino al caffè. Indosso – me lo ricorderò per sempre – un completo di Armani, giacca colorata dai toni azzurrini e pantaloni crema. Il commesso del Quirinale entra con un vassoio d’argento e preziose tazzine di porcellana. Le porge al presidente, poi a me.
Nel momento in cui porto la tazzina alla bocca, tenendo con l’altra mano il piattino e le braccia strette ai fianchi come da manuale di Donna Letizia (mia mamma era una lettrice appassionata della rubrica Saper vivere di Donna Letizia sul settimanale Grazia e mi aveva ossessionato con le buone maniere), per una congiunzione astrale che solo il destino può spiegare, si stacca il manico della preziosa porcellana quirinalizia e il caffè si rovescia sui miei candidi pantaloni. Mi sono giocata il vestito più elegante del mio guardaroba e perdipiù sto facendo una figuraccia tremenda. Rimango imperterrita, con la voce di donna Letizia che mi rimbomba dentro: “Daniela, stai ferma, immobile. Non è successo niente!”. Il commesso sussurra, imbarazzato: «Scusi dottoressa, non era mai capitato prima» ma io ho la netta sensazione che tutti pensino che mi sono sbrodolata il caffè addosso per l’emozione. Il presidente, che secondo me non ha capito che la tazzina si è rotta, chiede se tutto va bene. Io rispondo con un sorriso appiccicato sulla faccia e il colloquio prosegue. Questo è il debutto. Passano gli anni. Mio padre comincia a essere corroso dall’Alzheimer. Vive in Liguria, vedovo, orgogliosamente e tenacemente da solo. Io inizio un faticoso su e giù Roma-Toirano, in provincia di Savona. Poi arriva il tempo della badante, con Clea, una ragazza albanese. Il mio lavoro al Quirinale continua. Spesso in Tv appaiono le immagini del presidente Napolitano e qualche volta mi si intravede sullo sfondo. Mio papà continua a chiedermi: «Quando vieni a trovarmi?». E io: «Appena posso, lo sai che ho molto da fare». Un giorno Clea, che peraltro parla bene l’italiano, mi dice: «Ieri suo padre ha visto in televisione Napolitano e, puntando il dito sullo schermo, ha detto una parola che non ho ben capito: “Ecco il mangiafiglie!”. Cosa vuol dire?» È lo scontro, impari, tra un padre ottantenne e un suo coetaneo che però è il Presidente della Repubblica.
Napolitano è quello che mi sottrae a lui, che mi impedisce di andarlo a trovare, di stargli vicino. “Il mangiafiglie”, appunto. Mio padre si aggrava. I momenti di lucidità sono ormai rari. Lo trasferisco a Roma, vicino a casa mia, assistito da due persone. Siccome l’ho strappato dal mare della sua amata Liguria, decido di fargli conoscere il litorale romano e la tenuta presidenziale di Castelporziano. «Ti faccio vedere dove il presidente va a fare il bagno!», dico con una certa approssimazione. Chiedo il permesso ed entriamo a Castelporziano. Per arrivare alla spiaggia c’è una strada sterrata, circondata da mirti e flora mediterranea. Arriviamo al parcheggio, non lontano dalla villa super vigilata del presidente. Mio papà è contento. Guarda il mare, al largo c’è una regata che lui, appassionato di barche a vela, segue con un barlume di interesse. Trascorriamo un bel pomeriggio di sole e mi pare di cogliere, in un uomo che la malattia ha già devastato, una vaga, ottusa, serenità. Al tramonto rientriamo in macchina. Ho parcheggiato, autorizzata, in un’area vicino alla spiaggia. Mentre io apro l’auto, papà sfugge al mio controllo, si apre i pantaloni e fa pipì esattamente sotto il cartello: “Parcheggio riservato ai Signori Consiglieri del Presidente della Repubblica”. Io grido: «Papà, non si può!!!!!!». Lui continua, imperterrito. In quel momento passa una pattuglia di Carabinieri a cavallo. Io li guardo supplicando comprensione. Loro capiscono. Capiscono che non è un contestatore anticasta, né un pazzo, ma un anziano vittima della demenza senile. Eppure abbastanza lucido per definire il presidente della Repubblica Napolitano: “Il mangiafiglie”. Al “mangiafiglie” è dedicato, con grande rispetto, questo libro. Non troverete interviste a esponenti di partito, anche se la filigrana della politica è sempre presente. Ho preferito raccogliere le testimonianze di chi ha saputo cogliere nel presidente Napolitano passioni, intimità, commozioni, qualche ira e, a volte, allegrie sconosciute. Insomma: l’uomo.”