In questa epoca di crisi ambientale il nostro cibo risulta sempre più spesso contaminato da agenti chimici non solo rilasciati dall’inquinamento, ma spesso anche dai prodotti utilizzati dagli stessi agricoltori per spingere la Natura a dare sempre di più. Ci troviamo dunque di fronte a una sfida cruciale per la nostra sopravvivenza, quella di riscoprire una agricoltura più rispettosa dei cicli naturali e dei bisogni delle altre specie viventi. Inizia così il viaggio nella storia e nella geografia agricola dell’Homo sapiens, una delle poche specie animali che “produce” il proprio cibo invece di accontentarsi di ciò che trova. Una narrazione epica alla riscoperta di un’autentica arte del fare, delle pratiche antiche e moderne, delle colture originarie e delle innovazioni, verso una «nuova agricoltura per il nuovo millennio». Prefazione di Piero Bevilacqua.
“Una Storia dell’agricoltura che attendeva ancora di essere scritta”: così Piero Bevilacqua esordisce la sua prefazione al saggio di Ernesto Benelli “Uomini, terra, cibo. Il lungo cammino dell’agricoltura” edito da Castelvecchi, appena uscito in libreria. Bevilacqua, già Professore ordinario di storia contemporanea alla Sapienza ed esperto di storia del territorio e dell’agricoltura italiana, è stato il primo a rendersi conto che il libro di Ernesto Benelli rappresentava un’assoluta novità nel pur vasto panorama della letteratura agronomica e lo descrive come “un saggio di grande interesse, scientificamente solido, scritto con chiarezza e spesso con verve affabulatrice”.
Che Benelli fosse un cultore di agricoltura lo sappiamo tutti, non solo per i suoi approfonditi studi agronomici, ma anche per aver lavorato per anni in ambito zootecnico per una importante azienda italiana, e per aver collaborato con quelle Ong che da sempre si occupano di sviluppare un modello di agricoltura sostenibile. Eppure “Uomini, terra, cibo” sorprende per la qualità e l’originalità del contenuto. Si tratta di un lungo racconto di come gli uomini, dall’alba della specie, abbiano imparato a produrre cibo per la loro sopravvivenza per poi farne industria e commercio, spaziando nel tempo, compiendo un giro del mondo a 360 gradi, attraversando i territori dalla Mezzaluna fertile all’Africa, all’America, alla Cina etc. Non è solo storia, ma è geografia, antropologia, biologia, chimica, etica, filosofia: un lavoro enciclopedico scritto in 5 anni, ma che, dice Benelli, ha preparato mentalmente da 30 anni. E’ “la ricerca di una vita”.
L’originalità del libro non è solo in questo. L’audacia di Ernesto Benelli è anche nella tipologia della sua comunicazione. Anche quando affronta tematiche già trattate l’autore lo fa con un taglio originale e innovativo; usa un linguaggio vivo, fresco e pulsante che rivela la sua passione e la sua competenza; alle volte esce fuori dalla scrittura tradizionale, per sconfinare in una narrazione personalissima, che tinge con pennellate a volte ironiche – mai stonando rispetto al contesto – altre volte poetiche. Espone teorie con chiarezza declinandole in esempi concreti; pone interrogativi e dà le risposte. Un saggio non pesante, ma solido, con una visione d’insieme del passato per ampliare il nostro sguardo sul presente e sul futuro.
Il libro ti prende, ti cattura, ti fa entrare nella storia dell’ “uomo”, ti affascina come un romanzo epico, forse perché parla di noi, Homines Sapientes, o forse perché, come dice Masanobu Fukuoka, padre della agricoltura naturale, “Lo scopo vero dell‘agricoltura non è quello di far crescere i raccolti, ma è la coltivazione e il perfezionamento degli esseri umani”. Il messaggio finale dell’autore è: “Dobbiamo riconsiderare i rapporti tra noi e la Natura. La Terra è grande, c’è spazio per tutti e soprattutto per coltivarla senza aggredirla e senza violarla, ridandole delicatezze sacrali che possano contribuire a far sì che la vita risulti più serena per tutti gli esseri. Il tempo del saccheggio è terminato. l’Agricoltura tradizionale insegna che si può operare in equilibrio senza distruggere gli ambienti naturali e l’umanità”. (M.P.)